martedì 27 novembre 2007

Cartelle Pazze per i bolli auto: un virus annuale

Con cadenza annuale e verso dicembre, quasi fosse una fastidiosa influenza, i marchigiani subiscono la consueta raffica di avvisi di accertamento del bollo auto da parte della Regione. Il tutto con la solita scia di errori e di perdite di tempo che i contribuenti subiscono pressoché inermi. Oltre al danno, tra l’altro, i marchigiani devono subire la beffa dell’enorme spreco di denaro pubblico che sono costretti a sopportare tra costi postali e amministrativi relativi alle cartelle pazze. Sono anni che assistiamo a questo festival degli orrori fiscali che vede protagonista un’amministrazione letteralmente incapace di interpretare, con un minimo di decenza, quei pochi margini di federalismo impositivo che lo Stato ha delegato alle Regioni.
In un simile contesto, anche in questi giorni tornano a palesarsi le proteste dei contribuenti che lamentano il ricevimento di ingiunzioni di pagamento relative a bolli effettivamente pagati oppure relative a vetture cedute a terzi. Il florilegio delle inesattezze è infinito.
L’unica differenza rispetto agli altri anni è che da dal 2007 l’attività di recupero è stata esternalizzata da parte della Regione che avrebbe delegato ad una società terza il compito di svolgere il delicato incarico. Costo (apparente) dell’operazione: 600.000 euro.
Ma quanti sono gli errori sin qui segnalati in relazione all’attività di recupero appena iniziata ? Quale il costo reale dell’intera procedura ? Quali i termini del contratto ? E soprattutto: quali garanzie la Regione si è riservata rispetto alla società incaricata di procedere alla notifica degli avvisi di accertamento ?
Sono questi gli interrogativi che ho posto al Presidente della Giunta Regionale per mezzo di una specifica interrogazione presentata questa mattina.
Ne ho chiesto la discussione urgente. Anche perché il cittadino ha tutto il diritto di conoscere subito i perfidi meccanismi di funzionamento di una procedura che assomiglia sempre più ad un virus.

giovedì 15 novembre 2007

Da Palmiro Cangini a Franceschiello

Nel corso della seduta dello scorso 12 novembre, la Giunta Regionale in un impeto di severità ha adottato una delibera di tenore particolarmente greve. Almeno apparentemente. Si tratta dell’atto n.1264 ad oggetto: “Sanzioni nei confronti dei Direttori Generali e dei Direttori delle Zone Territoriali”. Il provvedimento stabilisce il divieto di corrispondere ai Direttori Generali e ai Direttori di Zona “qualsiasi emolumento integrativo del trattamento economico” qualora non si adeguino agli obiettivi di contenimento della spesa previsti dalla vigente normativa statale e regionale. Un’ovvietà, si potrebbe potrebbe osservare. Ma a ben vedere così non è, almeno nelle Marche. Basti pensare al caso di Zuccatelli (già responsabile del servizio Salute della regione) che, dopo essere stato defenestrato senza troppi riguardi nel dicembre scorso, qualche mese dopo ha ricevuto dalla Giunta un bel premio di risultato pari a circa 50.000 euro.
In realtà la delibera (che precede di qualche settimana la scadenza prevista per la prima valutazione dei risultati conseguiti dai Direttori Generali e di Zona nominati da Mezzolani) è il risultato dei venti di guerra” che stanno scuotendo la sanità regionale.
Ruta contro Malucelli, Malucelli contro i Direttori di Zona, il piano sanitario che non parte per le diatribe sulle cabine di regia, funzionari del servizio disorientati e confusi: la situazione è ormai fuori controllo. Si avvicina la notte dei lunghi coltelli per l’organizzazione sanitaria?
La sensazione di un cataclisma incombente è condivisa da più parti. Anche perché gli ultimi report sulla spesa parlano di conti ormai definitivamente fuori controllo. Nasce da qui, presumo, la delibera sulle pesanti sanzioni ai carico dei Direttori spendaccioni. La nuova parola d’ordine è: “rigore e severità”. Ed è cosi che, in questo clima da tregenda, l’assessore Mezzolani dismette i panni di Palmiro Cangini ed assume le sembianze di Francesco II di Borbone. Meglio noto come “Franceschiello”. Ultimo monarca del Regno delle due Sicilie che, nel disperato tentativo di rinverdire le capacità offensive del suo esercito, scalcinato e male in arnese, intimava ai soldati di “fare la faccia feroce”.
Non gli andò molto bene.
Speriamo, per i marchigiani, che a Mezzolani vada meglio.

mercoledì 7 novembre 2007

Nelle Marche aumenta la benzina: al peggio non c'è mai fine

La fantasia non è sicuramente il forte di Spacca. Il Governatore delle Marche, insieme con il fido assessore alle Finanze Marcolini, per tappare il buco di bilancio della Regione (che - tra mutui, debiti della sanità e “buffi” vari - galoppa verso l’astronomica cifra di 1.750.000.000 euro) pare si sia inventata, infatti, la più scontata e odiosa delle misure fiscali: l’aumento della benzina.
5 delle vecchie lire al litro in più. Questa la scelta del centro-sinistra marchigiano che ha deciso di ripercorrere una strategia fiscale che ricorda i “governi balneari” della prima Repubblica. Quelli, per intenderci, che duravano 100 giorni e che, ad ogni allarme finanziario, correvano verso la pompa della benzina.
Ma il Ministro Bersani non aveva promesso ai consumatori che le accise sul carburante non sarebbero più aumentate ?
Sarebbe da sciocchi attendersi una risposta plausibile. Soprattutto da parte di chi aveva spergiurato che la pressione fiscale (diretta o indiretta) a carico dei marchigiani non sarebbe cresciuta. E’ così che, dopo aver elevato al massimo livello possibile l’Ires e l’Irap, ora la Regione agguanta anche la pompa di benzina e getta ulteriormente nello sconforto i marchigiani
Negli ultimi decenni il prezzo del carburante è stato aumentato a dismisura per effetto di decisioni che seguivano guerre, alluvioni e terremoti. È stato così per il Belice, per il Vajont e per l’alluvione di Firenze. Da noi la sciagura è rappresentata “solo” da questo centro sinistra spendaccione e inconcludente.
Consoliamoci, almeno dal punto di vista fisico rimaniamo illesi.
Alle fine poteva andarci anche peggio.